Mongolia 2018 | M.Altai

Un viaggio nella Mongolia nord-occidentale, nella regione dei monti Altai, equivale a un viaggio indietro nel tempo. Un territorio vastissimo che s’incunea tra Russia siberiana, Kazakistan e Cina. Arido e sostanzialmente deserto, è ricco di picchi montuosi, fiumi, colline, laghi e ghiacciai che rendono il paesaggio cangiante al variare della luce. Pochissimi gli abitanti, nomadi, che vivono prevalentemente di pastorizia.  Sono nella maggior parte dei Kazaki e qui vivono i cacciatori con le aquile che utilizzano soprattutto in inverno quando con il freddo e la neve diventa difficile reperire cibo. Durante il resto dell’anno è quotidianamente affinata l’intesa tra l’aquila e il cacciatore, poiché l’addestramento, riservato solo agli esemplari femmina, richiede molto tempo.

 

Ci vogliono circa due anni prima che l’aquila, presa nel suo nido quando è ancora pulcino, risulti pronta a lanciarsi sulla preda e immobilizzarla al suolo. Una golden  eagle pesa in media 8 kg ma può arrivare fino a 10 e, con un’apertura alare di quasi 2 metri, è capace di abbattere anche animali di 4 o 5 volte il suo peso, come i lupi. L’altro immancabile elemento della “squadra” di caccia è il cavallo. I mongoli hanno fama di abilissimi cavalieri dai tempi di Gengis Khan che con il suo esercito basato proprio sulla cavalleria, riuscì a formare uno dei più vasti imperi della Storia.Un antico detto locale sostiene che “Un mongolo nasce in una gher e muore a cavallo”.